Is 24, 16b-23 16bMa io dico: «Guai a me!Guai a me! Ohimè!».I perfidi agiscono perfidamente,i perfidi operano con perfidia.17Terrore, fossa e laccio ti sovrastano, o abitante della terra.18Avverrà che chi fugge al grido di terrore cadrà nella fossa, chi risale dalla fossa sarà preso nel laccio,poiché cateratte dall’alto si aprono e si scuotono le fondamenta della terra.19A pezzi andrà la terra,in frantumi si ridurrà la terra, rovinosamente crollerà la terra.20La terra barcollerà come un ubriaco, vacillerà come una tenda; peserà su di essa la sua iniquità, cadrà e non si rialzerà.21Avverrà che in quel giorno il Signore punirà in alto l’esercito di lassù e in terra i re della terra.22Saranno senza scampo incarcerati, come un prigioniero in una prigione sotterranea, saranno rinchiusi in un carcere e dopo lungo tempo saranno puniti.23Arrossirà la luna, impallidirà il sole, perché il Signore degli eserciti regna sul monte Sion e a Gerusalemme, e davanti ai suoi anziani risplende la sua gloria.
Al
capitolo 24 viene dato un titolo
drammatico: “La grande apocalisse”. E’ il Signore che pronuncia il suo giudizio
sulla terra (la “terra” in questo testo viene ricordata 8 volte). Egli “la squarcia, ne sconvolge la superficie e ne disperde gli
abitanti” (24,1). Il Signore valuta il comportamento degli uomini e non guarda
in faccia a nessuno (v 2). Egli pronuncia la sua parola che è giudizio e pena;
“Sarà tutta devastata la terra, sarà tutta saccheggiata, perché il Signore ha
pronunciato questa parola” (v.3). I giusti conoscono i sentieri di Dio e la sua
misericordia e quindi “acclamano alla maestà di Dio e si rivolgono ai
popoli, invitandoli a glorificare il Signore (24, 14-16 a), ma il profeta Isaia
riprende il racconto di un giudizio ineluttabile, causato dalla perfidia di
coloro che agiscono male. Tutto questo
sembra il telegiornale di un giorno di pioggia torrenziale o il preannuncio
meteorologico che avverte cataclismi per
tutti. E ci saranno disastri poiché non si ci si è preoccupati di utilizzare
danaro per progetti coerenti e
competenti e perché non si sono fatti i conti con il bene comune. Si è, invece,
utilizzato potere e capacità per i soli propri interessi. “Per questo la maledizione divora la terra, i suoi abitanti
ne scontano la pena; per questo si consumano gli abitanti della terra e sono
rimasti solo pochi uomini.”.(v 6).
Proprio in questi giorni il telegiornale ci sta continuamente
avvertendo: “Se non si abbasserà il consumo di materiale fossile per l’energia
ed il riscaldamento del 70% entro 20 anni, e totalmente entro il 2100, il surriscaldamento
della terra, causato dall’uomo, e che produce il cambiamento di clima, produrrà
ancora più disastri e rivolgimenti, facendo ritornare la terra a migliaia di
anni fa e ai cataclismi di quel tempo. Sono ipotesi discusse tra scienziati, ma
stiamo assistendo a cambiamenti climatici che non si possono catalogare come
occasionali. Ci dice Isaia: “La terra è stata profanata dai suoi abitanti,
perché hanno trasgredito le leggi, hanno disobbedito al decreto, hanno infranto
l’alleanza eterna” (v 5).
E sulla “terra dei fuochi” (splendida campagna napoletana) hanno
fatto sversamenti di tonnellate di rifiuti tossici e illegali. E
se qualcuno ci ha guadagnato, molti sono stati zittiti dalla paura. Su tutta
l’agricoltura è caduta la maledizione dell’inquinamento e persino le olive non
possono più offrire olio garantito in queste settimane. E si moltiplicano
malattie che colpiscono tutti, ma soprattutto i bambini.
“Terrore, fossa e laccio ti sovrastano” (v 17). La tragedia si
abbatterà sull’umanità, ma ci sarà anche una punizione "in alto, su l'esercito di lassù" e si fa
probabilmente riferimento agli idoli che vengono adorati anche da molti ebrei.
Sono il sole, la luna e le stelle che, perciò, saranno abbattuti. Idolo e
idolatria significano “culto delle
immagini”, di ciò che appare, che mi fa paura e che mi sottomette o che mi
esalta perché enfatizza il mio potere.. C’è uno scambio pericoloso con l’idolo.
Io costruisco l’idolo con l’oro, l’argento, usando martelli, fuoco e attrezzi,
ma sull’idolo riverso i miei desideri,
poteri, violenze, utopie, lacerazioni assolutismi; e l’idolo conquista me con l’illusione di
poter raggiungere ciò che mi piace. Dall’idolatria viene eliminato il giusto,
il vero, la fatica per costruire insieme, il coraggio di essere fedele. L’idolo
seleziona, illude, falsifica e tende ad eliminare la lotta per crescere in
libertà e coerenza. Mentre trasmetto all’idolo ciò che mi piace: la mia volontà
e i miei sentimenti, l’idolo garantisce il potente poiché divinizza le
deformazioni dell’uomo e pretende di vincere sempre e comunque sugli altri.
Ma, in conclusione, il profeta garantisce che
tutto impallidisce di fronte alla forza di Dio. Egli regnerà sul monte
Sion. Dio si contrappone all’acqua che
travolge e distrugge (c’è il richiamo del diluvio), poiché abita sul monte
Sion. Là è intronizzato e ci sarà gioia e bellezza. E là, a Gerusalemme, si
farà un grande banchetto (25,6-10): è la continuazione della festa, richiamata dagli anziani che celebrano
l’Alleanza ed il patto della legge di Dio, data sul Sinai.
2^ lettura
1 Cor15, 22-28Fratelli,22Come in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. 23Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. 24Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. 25È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. 26L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte, 27perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. Però, quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. 28E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.
Tutto il capitolo riprende un
tema che per Paolo è fondamentale e che lo ha coinvolto in tante situazioni
mostrando, insieme, la novità e la paradossalità del suo annuncio.
Ma Paolo sa che la
risurrezione è una verità fondamentale che capovolge qualunque fede in Dio: il
Dio della vita, che è amore, manda Gesù che vive l’amore del Padre e dei
fratelli. Per amore accetta di morire senza giudicare nessuno. Ma è proprio
questo amore infinito di un Uomo tra noi che viene da Dio esige di vincere il
male e la morte. Paolo sa che la vittoria sul male e sulla morte è il più
grande frutto di amore per tutti gli uomini, amati gratuitamente da Lui.. E sa
che proprio questo riscatta la vita dalla soggezione al male ed alla morte. Cristo
è contrapposto ad Adamo. Il primo uomo aveva aperto la strada della morte, Gesù
apre la strada della vita. “Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro
che sono morti” (v 20). L’immagine ebraica della “primizia” indica il dono di
novità offerto a Dio dalla nostra gratitudine e dal nostro lavoro, inizio di
vita e di abbondanza per tutti gli uomini. Gesù è il vincitore e quindi
combatte tutti i nemici personificandoli, nemici che travolgono anche ciascuno
di noi. Perciò tutto il cammino della storia svilupperà questa tensione e
lotta, sostenuti nella nostra libertà dall’amore del Signore. Ci avviamo verso
la conclusione della storia e Gesù sarà il vigile servo che opera per l’amore
del Padre. Il suo sogno è il suo
progetto sono quelli di offrire al Padre
tutto ciò che è e che ha compiuto nel tempo: “Consegnerà il regno a Dio Padre,
dopo aver ridotto al nulla ogni principato e potestà e potenza”. In questo modo
si afferma che Gesù è il vero, unico e totale vincitore del peccato e quindi
della morte. E se Gesù si mostra Signore e Re, capace di vincere i nemici
terribili, egli regna sul mondo con noi che siamo suo popolo e con Gesù
possiamo tessere la gloria del Padre fino alla conclusione della storia. Il
canto di lode di Gesù è insieme il canto della Chiesa e di tutto il mondo che
vive con amore la propria esistenza. di Dio e dell’uomo. Egli detronizza i
potenti, i violenti, i dittatori ma non vuole umiliare: continua ad essere il
servo del Padre che crede nell’amore per tutti.
La nostra vita è ricca del progetto di Gesù e
carica dei doni dello Spirito poiché a questo siamo chiamati: ad un mondo più
bello e più luminoso che canti la gioia di Dio nel cuore di ciascuno.
Vangelo
Marco 13, 1- 27In quel tempo.131Mentre il Signore Gesù usciva dal tempio, uno dei suoi discepoli gli disse: «Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!». 2Gesù gli rispose: «Vedi queste grandi costruzioni? Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non venga distrutta».3Mentre stava sul monte degli Ulivi, seduto di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte: 4«Di’ a noi: quando accadranno queste cose e quale sarà il segno quando tutte queste cose staranno per compiersi?».5Gesù si mise a dire loro: «Badate che nessuno v’inganni! 6Molti verranno nel mio nome, dicendo: “Sono io”, e trarranno molti in inganno. 7E quando sentirete di guerre e di rumori di guerre, non allarmatevi; deve avvenire, ma non è ancora la fine. 8Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti in diversi luoghi e vi saranno carestie: questo è l’inizio dei dolori.9Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro. 10Ma prima è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni. 11E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: perché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. 12Il fratello farà morire il fratello, il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. 13Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.14Quando vedrete l’abominio della devastazione presente là dove non è lecito – chi legge, comprenda –, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano sui monti, 15chi si trova sulla terrazza non scenda e non entri a prendere qualcosa nella sua casa, 16e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. 17In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano!
18Pregate che ciò non accada d’inverno; 19perché quelli saranno giorni di tribolazione, quale non vi è mai stata dall’inizio della creazione, fatta da Dio, fino ad ora, e mai più vi sarà. 20E se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessuno si salverebbe. Ma, grazie agli eletti che egli si è scelto, ha abbreviato quei giorni.
21Allora, se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui; ecco, è là”, voi non credeteci; 22perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per ingannare, se possibile, gli eletti. 23Voi, però, fate attenzione! Io vi ho predetto tutto.24In quei giorni, dopo quella tribolazione,il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, 25le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.26Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
In questo lungo
testo del vangelo di Marco dal tono apocalittico che prende lo spunto
dall’ammirazione dei discepoli per il Tempio di Gerusalemme, noi possiamo
leggere in trafila la tragicità della storia di tutti i tempi, le tribolazioni,
i massacri le ‘abominazioni’ , le
atrocità anche dell’oggi, il correre e il fuggire trafelato dell’umanità
colpita.
Sembra di non poter
più rintracciare Dio, sembra che il bene non esista più.
Ma Gesù ci dice (e
non è una frase parentetica, anche se lo sembra nell’intenzione
dell’evangelista): chi legge
comprenda. Non si tratta semplicemente
di nascondere un fatto risalente all’imperatore Caligola, ma qui c’è un
avvertimento fondamentale: cercate di
comprendere ciò che accade, e se dovete fuggire, fuggite, se dovete salvarvi
salvatevi, non fate gli eroi a buon mercato, anche quando l’ostilità si manifesterà in famiglia.
E’ tutta una
successione di avvertimenti, un richiamo
all’attenzione costante:
‘badate che nessuno
vi inganni’
‘non allarmatevi’
‘badate a voi
stessi’
‘perseverate fino
alla fine
‘pregate’
‘non credete ai
falsi cristi e ai falsi profeti’
‘fate attenzione’
E ci dice anche che
lo Spirito Santo non ci abbandonerà e ci sarà salvezza anche là dove sembra
impossibile.
Ecco, mi sembra che
in questo inizio di Avvento la Parola di Dio ci indichi questo atteggiamento
fondamentale dell’attenzione e del coinvolgimento nei fatti drammatici della
storia, senza sperperare le proprie forze e la propria fede e senza perdersi in
un distacco o in un ottimismo fuori luogo e fuori-vangelo.
La storia è dura,
piena di lacrime, l’umanità gronda del sangue delle vittime e dei sopraffatti:
il discepolo agisce e attende il Figlio dell’uomo, cioè colui del quale già
vive nel suo Spirito.