5^ Domenica di Quaresima (di Lazzaro)

Lettura
I Deuteronomio  6, 4a. 20-25   
In quei giorni. Mosè disse: “4aAscolta, Israele: 20Quando in avvenire tuo figlio ti domanderà: “Che cosa significano queste istruzioni, queste leggi e queste norme che il Signore, nostro Dio, vi ha dato?”, 21tu risponderai a tuo figlio: “Eravamo schiavi del faraone in Egitto e il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente. 22Il Signore operò sotto i nostri occhi segni e prodigi grandi e terribili contro l’Egitto, contro il faraone e contro tutta la sua casa. 23Ci fece uscire di là per condurci nella terra che aveva giurato ai nostri padri di darci. 24Allora il Signore ci ordinò di mettere in pratica tutte queste leggi, temendo il Signore, nostro Dio, così da essere sempre felici ed essere conservati in vita, come appunto siamo oggi. 25La giustizia consisterà per noi nel mettere in pratica tutti questi comandi, davanti al Signore, nostro Dio, come ci ha ordinato”.

In tutto il capitolo 6 la Parola di Dio ci svela, da una parte, la proposta di Dio per il suo popolo e, dall’altra,  la corrispondente risposta del popolo riconoscente per i doni ricevuti.
Ma, per scoprire questo dialogo e questo cammino comune, bisogna iniziare da una domanda: “Che cosa significano questi gesti religiosi e queste leggi, istruzioni, norme?” È la domanda di chi è giovane e non ha maturato ancora il senso dell’esistenza. Quando si è giovani, si sentono solo impacci, legami, obblighi, e quindi preoccupazioni, disagi, confusione e inutilità. Perché non debbo essere libero? Perché non posso essere autonomo? Perché devo ubbidire per qualcosa che mi viene dall’esterno? Il Signore desidera che si sappia educare al vero significato della libertà, rispondendo a chi pone domande, soprattutto se giovane. “Tu dovrai raccontare la tua storia e la storia di questo popolo e dirai: “Un tempo eravamo schiavi”. Gli dirai delle leggi repressive che schiacciavano il popolo, e parlerai dell’incapacità a risolvere un cammino di fiducia. Ricorderai il blocco della libertà, l’angoscia, la sofferenza e la sottomissione… Dirai: “Certamente eravamo schiavi”… Dirai delle leggi oppressive che schiacciavano il popolo, l’incapacità di risolvere il blocco della libertà. Spiegherai alla nuova generazione, che non ha subito schiavitù e soggezione angosciosa, come si era schiavi sotto un potere enorme e oppressivo. Ci vollero la volontà di Dio e la sua forza per far scrollare dalle nostre spalle l’oppressione.“Eravamo schiavi di un potere assoluto, senza scampo, prigionieri del faraone che non aveva per noi interesse, né amore, né comprensione. Il Signore ci fece uscire dall’Egitto. Ma per fare questo ci vollero  prodigi grandi e terribili contro l’Egitto, contro il faraone e contro la sua casa”. Dio aveva giurato di darci la nostra terra e la nostra libertà. Ci chiese di obbedire: era il modo di compiere la sua giustizia. Ci chiese di accettare di essere fatti liberi da Lui che ci conosce, e quindi sa il significato delle nostre attese, i nostri desideri, il nostro bene. Fare la volontà di Dio per seguire le sue leggi significa garantire che ci sia una continuità di speranza e di libertà. Questo è importante.
Ma porre degli interrogativi sulla nostra fede come sulla storia della famiglia e sugli avvenimenti gioiosi o tristi, sulle scelte, sul matrimonio dei genitori, sulla propria nascita e quella degli altri componenti, apre capitoli splendidi di racconti, di cammini comuni: è fondamentale per capire il cammino futuro. Ma perché non ci preoccupiamo, con la Comunità cristiana, di proporre lo stesso itinerario di motivazioni e di ricerca? E perché non sentirsi impegnati ad aiutare gli adulti a provocare domande ai giovanissimi, e rispondere alle nuove generazioni che si sentono incuriosite e vogliono interpellarci? Perché non ci si dovrebbe attrezzare  nel periodo di preparazione ai sacramenti, che corrisponde al tempo della iniziazione cristiana, tempo importante di crescita, di motivazioni, di scelte?
 Ci vuole uno strumento e i ragazzi hanno in mano il catechismo. Si potrebbe, magari con qualche compagno che ci sta e d’accordo con i genitori, almeno come opportunità, una volta la settimana, la rilettura insieme, adulto e ragazzo/i,   di una pagina di catechismo per leggere, capire, inventare, scoprire, immaginare, confrontare nella vita. Con il catechismo del proprio ragazzo/a si sintetizza il significato della pagina, si spiega e si interpretano le parole, i disegni, l’impaginazione. Molto liberamente, lasciando spazio alla fantasia dei presenti. Si consegnano i significati dei testi di catechismo e si consegnano agli adulti chiari strumenti, si interpreta ricercando delle buone motivazioni per interpretare lo scritto del catechismo, i disegni, i suggerimenti, i gesti che vengono indicati e quindi si offrono agli adulti suggerimenti e possibilità per interpretare, per inventare, per raccontare, per esemplificare. Stimolare la curiosità e l’inventiva dei ragazzi è un grande momento di domande e, per noi adulti, è una grande occasione di riflessione.  Capisco che la cosa può diventare troppo impegnativa ma faccio un’ipotesi (alcuni anni fa avevamo incominciato in qualche parrocchia). I bambini vengono accompagnati al catechismo che normalmente dura un’ora (soprattutto nelle classi elementari). Terminata quell’ora, i bambini vengono riaccompagnati a casa. Restano quei 50 minuti vuoti. Invece di aspettare impazienti e irrequieti, questi accompagnatori, se ci stanno, almeno due volte al mese in 50 minuti possono fare un lavoro interessante con degli adulti, a parte: con un sacerdote se c’è, catechisti, esperti, altri adulti. Si rilegge insieme lo stesso testo del catechismo del proprio ragazzo/a. E’ tempo prezioso: così la mamma, la zia, la nonna, un parente più grande, chi è rimasto n attesa e  che si presta, può seguire l’itinerario e aiutare, se si accetta l’onere di questo breve apprendistato didattico. Ci si mette a disposizione ma senza obbligo: non si ricatta, non si prende nota di chi si ferma e chi no. Ma si parla del valore , della bellezza del dialogo, del gusto della ricerca insieme utilizzando il breve testo del catechismo: titolo, disegni, suggerimenti ecc.
E’ un modo per non rendere estranei i genitori in questo cammino di ricerca, di dialogo, di racconti di vita. Abbiamo la possibilità; potremmo attrezzare la famiglia anche con una pagina di indicazioni e di appunti ( una breve fotocopia da consegnare)  tratti da quei libretti didattici che accompagnano i catechismi. Purtroppo accettiamo che i genitori siano, comunque, inadatti e viene delegata alla parrocchia e ai catechisti questo tempo particolare in cui tutti, invece, dovremmo sentirci coinvolti. Non lasciamo i genitori o parenti, o nonni in disparte per comprensibili scuse di tempo e di difficoltà. Almeno proviamoci.  Non ripensare a questa attenzione non è tradire la famiglia? i genitori restano al di fuori del cammino di crescita comune.

Epistola
Efesini 5, 15-20
Fratelli, 15Fate dunque molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma da saggi, 16facendo buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi. 17Non siate perciò sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà del Signore. 18E non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo di sé; siate invece ricolmi dello Spirito, 19intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, 20rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.

Questa lettera, inviata ai cristiani di Efeso che Paolo conosce molto bene e con cui ha vissuto circa 3 anni (Atti 19,8-10; 20,31), presenta 2 parti, fondamentalmente.
La 1ª parte è dottrinale e sviluppa “il mistero di Dio in Gesù che fonda la Chiesa” (1,3-3,20).
La 2ª parte è particolarmente una esortazione perché i cristiani  vivano in  questa Chiesa, con intensità, la fede ricevuta in una coerenza di “vita nuova di cristiani nella Chiesa e nel mondo”. (4,1-6,20). Il brano che stiamo leggendo fa parte dell’esortazione morale rivolta ai cristiani, “i figli della luce” che operano con responsabilità e luminosità del mondo. Lo stile di vita dei cristiani matura, particolarmente, nella saggezza, nell’uso del tempo senza impigrirsi  e senza sprecarlo. Ma essi si preoccupano, con fedeltà, di ricercare la volontà di Dio, lasciandosi guidare dallo Spirito. Gli ultimi versetti (19-20) battute si ricollegano alle celebrazioni liturgiche in cui si rende grazie a Dio “per ogni cosa ricevuta dal Padre nel nome del Signore nostro Gesù Cristo”. È sempre importante iniziare da un serio esame di coscienza, dice Paolo (v,15 ) per verificare se ci sono rimaste nel cuore tracce di stile e di comportamenti precedenti pagani. Il tempo va vissuto con intelligenza ("non da insipienti") e con saggezza. "I tempi sono cattivi" perché dominati dal male e dalla lontananza da Dio.
L'analisi del tempo e della storia, nella fede, deve aiutarci a scoprire la volontà di Dio che non è facilmente decifrabile. C'è il rischio, per noi come per tutti, di essere "sconsiderati", incapaci di interpretare il tempo. C'è infatti il rischio di ricadere in forme di ebbrezza che sorgono dal vino e che si sviluppano nello stordimento e nella istintività sessuale degradante. Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri, accecati nella loro mente, estranei alla vita di Dio a causa dell’ignoranza che è in loro e della durezza del loro cuore.9Così, diventati insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza e, insaziabili, commettono ogni sorta di impurità” (4,17-19). Riemergono anche le occupazioni di sregolatezze dovute all’uso del vino di tutto quel complesso culto di Dioniso, ove si interpretavano le ubriacature come estasi religiose, ma arrivando anche a convulsioni e spesso a comportamenti da invasati. Paolo richiama ad un altro genere di Spirito, vivacità interiore dello Spirito che è lo Spirito di Dio e che coinvolge tutta la comunità cristiana nel ringraziamento nel rendere grazie e nel canto. Probabilmente a Efeso  sapevano cantare anche molto bene per cui sono incoraggiati a inneggiare al Signore con tutto il cuore. Il lamento sulla mancanza di controllo, sul rischio della ubriacatura, sull’utilizzo delle droghe, e oggi, sullo sballo che spesso viene ritenuto una conquista gloriosa nelle feste ben riuscite, e insieme lo sviluppo del gioco d’azzardo che ora sta dilagando anche attraverso il computer, moltiplica forme di dipendenza fino diventare malattia per tutte le età. È una grave forma di comportamento sociale che addirittura conduce a malattie, ad ossessione e povertà insuperabili. In Italia si è molto sviluppato soprattutto nel periodo di crisi. Una sana politica che impedisca la diffusione potrebbe aiutare le persone fragili e a rischio. Il fatto che il gioco d’azzardo, spesso, introduca nelle casse dello Stato maggiori entrate rende ancor più pericolosa la prospettiva  della assuefazione dei benefici indiretti per le tasse che degradano il vivere sociale, ma rendono insensibili i cittadini per il male indotto.
Vangelo
Giovanni 11, 1-53.
In quel tempo. 1Un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
4All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». 8I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». 11Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». 13Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18Betania distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
28Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.32Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». 38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. 46Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.
47Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. 48Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». 49Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! 50Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». 51Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; 52e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. 53Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

La figura di Marta è significativa per tutti noi. Prima di tutto, quando sa che Gesù sta arrivando, gli va 'incontro' e lo interpella subito con la confidenza dell'amicizia: "Se tu fossi stato qui…" Ma sa che la presenza dell'amico è rassicurante, qualche cosa accadrà.
Gesù la mette alla prova:  “Tuo fratello risorgerà". E Marta: "So che risorgerà nell'ultimo giorno". E Gesù: "lo sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà In eterno. Credi questo?" E Marta: "Si, o Signore, lo credo..." A volte si sente l'obiezione, anche da persone non particolarmente credenti: che cosa costa pensare che ci sia un aldilà, una vita dopo la morte? Che l'abbia detto o no Gesù non ha poi grande importanza. L'incontro di Marta con Gesù ci fa capire che c'è un passaggio fondamentale: dal sapere al credere. Non si tratta di credere in una resurrezione generica nell'ultimo giorno, ma di affidarsi ad una persona che si presenta come ' resurrezione e vita' fin d'ora; tanto che la morte non potrà essere la parola definitiva. Affidarsi come ad un amico che è capace di piangere con te, che ti è accanto nel momento del dolore, che si 'sconvolge nelle viscere' al vedere Lazzaro sepolto e la disperazione delle sorelle e degli amici accorsi dalla Giudea. Vengono in mente le parole di papa Francesco durante la Messa celebrata a Lampedusa:"Chi piange per tutti questi morti?" a proposito delle migliaia di migranti affogati per la barbarie e l’indifferenza generale. Chi piange per i morti innocenti, chi piange con te quando muore una persona cara?
In questo racconto straordinario del vangelo di Giovanni sembra che l'evangelista voglia farci riflettere sulla vita, sulla morte, sulla speranza, sulla solidarietà, sull’amicizia, sulla fede, in Qualcuno che ti promette, anzi ti assicura di essere sempre con te anche se indugia nell'arrivare, ma l'Amico non ti tradisce, arriva comunque, ed è pronto a dire parole e fare gesti di vita, mescolando le sue lacrime alle tue.
Perché Gesù è pronto a compromettersi nell'umanità che ha assunto sino ad affrontare la morte: quella morte che dopo il "segno" di Lazzaro i suoi nemici gli hanno giurato.
La vicenda tragica di Gesù parte da un'amicizia che si apre a tutta l'umanità e da una speranza forte per chi si affida consapevolmente a Lui.