Battesimo del Signore

LETTURA
Lettura del profeta Isaia 55, 4-7
Così dice il Signore Dio: / «Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli, / principe e sovrano sulle nazioni. / Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi; / accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano / a causa del Signore, tuo Dio, / del Santo d’Israele, che ti onora. / Cercate il Signore, mentre si fa trovare, / invocatelo, mentre è vicino. / L’empio abbandoni la sua via / e l’uomo iniquo i suoi pensieri; / ritorni al Signore che avrà misericordia di lui / e al nostro Dio che largamente perdona».
Nell’invito a partecipare ai beni della nuova alleanza (vv 1-5), ci si ritrova ad un banchetto. immagine già nota anche nel libro dei Proverbi (Pr 9,1-6) e nel libro del Siracide (Sir 24,19-21). Là è la Sapienza che invita, qui è il Signore stesso che invita a convertirsi mentre c’è ancora tempo (vv 6-11), nella prospettiva della fedeltà al Signore, mantenendo l’Alleanza di Davide.
Il popolo è ormai alla fine dell’esilio e, mentre ricorda, con i più anziani, la tragedia della distruzione di Gerusalemme di 50 anni prima, coltiva speranze nuove suscitate da un profeta anonimo (detto secondo Isaia) e vive ancor più, con impazienza e con rabbia, i tempi della lontananza, continuando a sperare che la potenza di Dio, finalmente, schiacci il popolo che li ha vinti. E il profeta dice che Dio ha compassione verso i suoi figli e li conforterà. L’immagine della compassione è il sentimento della madre che sente il bambino che piange e lo avvicina al seno per nutrirlo. Così il Signore invita a sedersi alla sua mensa e sollecita per approfittare della sua offerta gratuitamente. L’invito è per chi è assetato. “Ci sarà abbondanza, pane e acqua, vino e latte; insieme a cibi succulenti”. Dio non è avaro, ma si ricorda delle sue promesse e darà a Davide la garanzia della sua Alleanza eterna.
Ma ad un popolo deportato si prospettano i popoli lontani. Sarà testimone di Dio, creatore e sovrano delle nazioni, che, al posto di una rivincita, mostra un tempo di riconciliazione e di pace; al popolo nuovo Dio offre pensieri diversi poiché Egli ha propositi e scelte diversi. Per questo va cercato, interpretato e scoperto mentre si fa trovare. L’Alleanza obbliga a ripensare l’immagine d Dio, a ricercarla per come veramente è e vuol farsi presente, a riproporla umilmente per ciò che dice. “Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie'', dice il Signore.`Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri.'' (Is 55,8-9).
E’ l’anticipazione delle scelte che Dio fa in Gesù e il Natale ne è stato un saggio. Non potere o potenza, non stupore e grandiosità, ma povertà, realtà fragili e disagiate, presenza del mistero di Dio in modo assolutamente indecifrabile eppure banale. E’ anche anticipo di quello che Gesù farà e avverrà nel suo battesimo.

EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 2, 13-22
Fratelli, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, / colui che di due ha fatto una cosa sola, / abbattendo il muro di separazione che li divideva, / cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne. / Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, / per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, / facendo la pace, / e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, / per mezzo della croce, / eliminando in se stesso l’inimicizia. / Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, / e pace a coloro che erano vicini. / Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, / al Padre in un solo Spirito. Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito.
 
 La lettera agli Efesini riprende e amplifica il contenuto della lettera ai Colossesi, che pure si è riproposta una riflessione approfondita sulla persona e sul ruolo di Cristo, "capo" della Chiesa e dell'intero creato. Ne vien fuori però una nuova sintesi del pensiero paolino, centrata su Cristo e sulla Chiesa e interessata a mostrare l'impegno dei cristiani all'interno della comunità ecclesiale, della famiglia e della società.
Nel cap 1, 7-10 Paolo sintetizza quello che Gesù porta, sviluppando il contenuto in due sezioni:
  • “In lui, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia”, sviluppato in 1,20-2,10,
  • “Egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà”, sviluppato in 2,11-3,19.

Noi oggi leggiamo la realizzazione del mistero di Dio attraverso Gesù (2,11-22); più avanti (3,1-13) il testo si apre alla diffusione universale della conoscenza della rivelazione attraverso gli apostoli e il Vangelo da essi predicato, di cui anche Paolo ne è diventato ministro.
Paolo ci tiene a ricordare ( 2,11-12) che “voi, pagani nella carne… eravate senza Cristo (il Messia), senza patti della promessa, senza speranza, senza Dio nel mondo”. I pagani, anche se con molti dèi, non hanno il Dio vero e unico (1Cor 8,5s).
Proprio in un mondo , prima ebraico e poi pagano, si pone l’opera compiuta da Cristo nella storia della salvezza attraverso la sua croce che ha operato questo avvicinamento: dapprima dei Giudei e quindi dei pagani (vv 14-15), insomma di tutti con il Padre (vv 16-18). La risurrezione costituisce la risposta e la conferma da parte di Dio.
Proprio qui si intravede il diverso modo di intendere la vicenda di Gesù da parte del popolo ebraico.
Per secoli il popolo d’Israele si è alimentato della fiducia che il giusto sarà salvato da Dio. Un testo classico è Salmo 37(36), 25ss: “Sono stato fanciullo e ora sono vecchio:         non ho mai visto il giusto abbandonato né i suoi figli mendicare il pane;…27 Sta’ lontano dal male e fa’ il bene e avrai sempre una casa. Perché il Signore ama il diritto e non abbandona i suoi fedeli…29 I giusti avranno in eredità la terra e vi abiteranno per sempre;… La bocca del giusto medita la sapienza e la sua lingua esprime il diritto; ..32 Il malvagio spia il giusto e cerca di farlo morire. 33      Ma il Signore non lo abbandona alla sua mano,                  nel giudizio non lo lascia condannare…35-36: Ho visto un malvagio trionfante, gagliardo come cedro verdeggiante; sono ripassato ed ecco non c’era più, l’ho cercato e non si è più trovato”.
La sfida giocata sulla conoscenza della Scrittura, si pone come invalicabile. “Se Dio non viene a salvarlo, non è da Dio e Dio lo rifiuta”. La morte di Gesù si svolge proprio sotto il segno della maledizione e Gesù stesso prega per il loro perdono perché non hanno capito. “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34), e non possono capire. Gli apostoli stessi, scandalizzati della morte di Gesù, scoprono solo dopo che la risposta dell’opera di Gesù, da parte di Dio, avviene nella risurrezione, alla fine di ogni speranza. In Lui, sulla croce, è stata uccisa la stirpe del primo Adamo corrotta dal peccato (Rm 5,12s; 8,3; 1Cor 15,21). In tal modo si è chiuso il conto con il male. Con la risurrezione Dio restituisce al mondo l’«uomo nuovo», prototipo della nuova umanità ricreata (2Cor 5,17), in Cristo risorto, come in un «secondo Adamo» (1Cor 15,45).
Gesù è perciò la pace (Ef 2,15), e dei due, l’ebreo e il pagano, ha fatto una cosa sola (Ef 2,14). Creato «nella giustizia e nella vera santità» (4,24), è «uno» e «unico», poiché in lui scompaiono tutte le divisioni degli uomini (Col 3,10s; Gal 3,27s).
Ha abbattuto il muro di separazione, alto pare 1,50 m. che simboleggiava l’odio reciproco dei Giudei e dei Gentili e che circondava l’area santa del tempio di Gerusalemme con applicate le 13 tavolette di marmo che portavano inciso, in greco e in latino, il divieto di oltrepassare l’ingresso, pena la morte. Ai pagani restano accessibili soltanto i cortili esterni.
Il corpo di cui si parla  è insieme il corpo di Cristo, sacrificato sulla croce (Col 1,22); ma è anche il suo corpo «mistico» in cui si raggruppano tutte le membra ora riconciliate (1Cor 12,12) che è la Chiesa. Questo è il messaggio della evangelizzazione che Gesù ha proclamato ed ha vissuto. Esso è stato affidato ai suoi apostoli, che lo hanno predicato nel suo nome.
E il popolo di Gesù, con la sua vocazione ad essere costruttore di pace, riceve lo stesso Spirito che anima il corpo di Cristo nella risurrezione e di là si riversa sulle sue membra. Nella immaginata ricostruzione architettonica della casa,  la Comunità di Gesù sa di essere la nuova abitazione della Trinità (2,22) e quindi opera nel mondo, superando pregiudizi, discriminazioni e caste e impegnandosi su una unità mai completa, ma sempre in costruzione, sul fondamento degli apostoli e dei profeti, animata dallo Spirito di Gesù, voluta dal Padre, suo capolavoro nel tempo e nello spazio.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 3, 15-16. 21-22
In quel tempo. Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

 Mentre il popolo stava in attesa  e  veniva battezzato”, Gesù, “ricevuto anche lui il battesimo” stava in preghiera.
E’ bello questo stare in preghiera di Gesù, in questo tacito, assorto, profondo rapporto con Dio:  un atteggiamento costante questo, in Gesù, che ci rivela il suo continuo  essere  con il Padre, essere nel Padre.
Ed è la situazione per cui  il cielo si apre e si riversi in Lui, totalmente, lo Spirito di Dio, cioè la vita, l’amore di Dio.

Luca sottolinea questo “aprirsi dei cieli”, come a Natale.
Ormai con la venuta di Gesù il cielo non è più chiuso: si è riaperto il dialogo di Dio con l’umanità, si è manifestata pienamente la sua volontà di salvezza, il suo progetto di amore e di misericordia per tutti.
In Gesù possiamo comunicare con Lui, sentirci da Lui amati, sapere che Lui vuole la nostra gioia, la nostra pienezza.
Non siamo abbandonati, ma, sulla fiducia in Gesù, possiamo essere sicuri del suo sguardo su di noi, della sua “com-passione” cioè del suo gioire e patire con noi.

Certo, oggi, siamo sfiduciati: tutto sembra concorrere a smentire questa presenza di Dio, anzi lo si accusa abbastanza apertamente di non curarsi di noi umani, anzi si sostiene che Dio sia superfluo, addirittura non esista.
Forse siamo anche presuntuosi; a tal punto che vogliamo essere noi a dire a Dio che cosa dovrebbe fare, come dovrebbe comportarsi; che insomma noi gradiremmo se volesse mostrarsi un po’ più onnipotente nel liberarci dai mali e dal male e nell’intervenire contro il dolore, soprattutto quello innocente. 
Eppure dovremmo, noi, con umiltà ricordarci del nostro battesimo, quando, come Gesù e in Gesù siamo stati investiti dalla presenza e dalla forza dello Spirito, cioè dalla vita stessa di Dio.
Perciò siamo anche interpellati a conoscere il Signore, a lasciarci guidare dalla Sua Parola; papa Francesco continua a esortarci ad avere a portata di mano il vangelo e a leggerne un po’ ogni giorno, proprio per conoscerLo veramente.
Leggere la Parola e pregare: ecco le direttrici per far crescere in noi la coscienza del nostro battesimo, cioè dell’essere amati da Dio come figli prediletti.