La Pentecoste di Alessandro Manzoni

"La Pentecoste": composto da Alessandro Manzoni fra il giugno del 1817 ed il settembre del 1822, è l'inno sacro più importante perchè riesce a rappresentare in modo completo l'unione dell'aspetto religioso e di quello umano, ed è il più poetico. Pentecoste significa cinquantesimo giorno dopo la Pasqua quando lo Spirito Santo discende sugli Apostoli, i quali da quel giorno iniziarono la predicazione delle dottrine di Cristo . 

L’inno si divide in tre parti:

·   1.nella prima (vv. 1-48) si rievoca l’origine della Chiesa, la “Madre de' Santi”. L’autore coglie della Chiesa primitiva l’aspetto passivo; l’autore si chiede dove fosse la Chiesa nei momenti più importanti della redenzione portata da Cristo. poi finalmente grazie al dono dello Spirito la Chiesa prende forza e coraggio e diventa attiva (la predicazione in più lingue narrata dagli Atti degli Apostoli).
·   2.La  parte  successiva(vv. 49-80) è dedicata alla spiegazione dei miracolosi effetti della predicazione apostolica che ha raggiunto tutte le regioni della terra e si è rivolta a tutti gli uomini, ai liberi ed agli schiavi, ai ricchi ed ai poveri, alle spose ed alle vergini, annunziando una nuova gloria ed una nuova pace.
·   3.La  parte finale (vv. 81-144) è una solenne preghiera allo Spirito Santo perché discenda continuamente, per rianimare i cuori estinti nel dubbio, per donarsi come premio ai vinti, per consolare gli sventurati e sgomentare le ire superbe dei potenti insegnando loro la pietà.

Il significato globale dell’Inno è che l’umanità, redenta dal Salvatore, non ha tuttavia la forza morale di conservare la Grazia: il corpo è debole e le tentazioni della terra sono tante, perciò occorre che il miracolo della Pentecoste, della discesa dello Spirito Santo in soccorso dell’umanità, si rinnovi quotidianamente.
Nella Pentecoste si evidenzia una maturazione della religiosità del Manzoni. Mentre negli altri inni Dio scende verso l'uomo per sua Grazia (il divino scende verso l'umano), nella Pentecoste Dio è presente negli uomini (fusione del divino e dell'umano), è forza operante in mezzo agli uomini, diffondendo la pace, la giustizia, l'eguaglianza. 

LA PENTECOSTE
Madre de’ Santi, immagine
Della città superna;
Del Sangue incorruttibile
Conservatrice eterna;
Tu che, da tanti secoli,
Soffri, combatti e preghi,
Che le tue tende spieghi
Dall’uno all’altro mar;
Campo di quei che sperano;
Chiesa del Dio vivente;
Dov’eri mai? qual angolo
Ti raccogliea nascente,
Quando il tuo Re, dai perfidi
Tratto a morir sul colle
Imporporò le zolle
Del suo sublime altar?
E allor che dalle tenebre
La diva spoglia uscita,
Mise il potente anelito
Della seconda vita;
E quando, in man recandosi
Il prezzo del perdono,
Da questa polve al trono
Del Genitor salì;
Compagna del suo gemito,
Conscia de’ suoi misteri,
Tu, della sua vittoria
Figlia immortal, dov’eri?
In tuo terror sol vigile.
Sol nell’obblio secura,
Stavi in riposte mura
Fino a quel sacro dì,
Quando su te lo Spirito
Rinnovator discese,
E l’inconsunta fiaccola
Nella tua destra accese
Quando, segnal de’ popoli,
Ti collocò sul monte,
E ne’ tuoi labbri il fonte
Della parola aprì.
Come la luce rapida
Piove di cosa in cosa,
E i color vari suscita
Dovunque si riposa;
Tal risonò moltiplice
La voce dello Spiro:
L’Arabo, il Parto, il Siro
In suo sermon l’udì.
Adorator degl’idoli,
Sparso per ogni lido,
Volgi lo sguardo a Solima,
Odi quel santo grido:
Stanca del vile ossequio,
La terra a lui ritorni:
E voi che aprite i giorni
Di più felice età,
Spose che desta il subito
Balzar del pondo ascoso;
Voi già vicine a sciogliere
Il grembo doloroso;
Alla bugiarda pronuba
Non sollevate il canto:
Cresce serbato al Santo
Quel che nel sen vi sta.
Perché, baciando i pargoli,
La schiava ancor sospira?
E il sen che nutre i liberi
Invidiando mira?
Non sa che al regno i miseri
Seco il Signor solleva?
Che a tutti i figli d’Eva
Nel suo dolor pensò?
Nova franchigia annunziano
I cieli, e genti nove;
Nove conquiste, e gloria
Vinta in più belle prove;
Nova, ai terrori immobile
E alle lusinghe infide.
Pace, che il mondo irride,
Ma che rapir non può.
O Spirto! supplichevoli
A’ tuoi solenni altari;
Soli per selve inospite;
Vaghi in deserti mari;
Dall’Ande algenti al Libano,
D’Erina all’irta Haiti,
Sparsi per tutti i liti,
Uni per Te di cor,
Noi T’imploriam! Placabile
Spirto discendi ancora,
A’ tuoi cultor propizio,
Propizio a chi T’ignora;
Scendi e ricrea; rianima
I cor nel dubbio estinti;
E sia divina ai vinti
Mercede il vincitor.
Discendi Amor; negli animi
L’ire superbe attuta:
Dona i pensier che il memore
Ultimo dì non muta:
I doni tuoi benefica
Nutra la tua virtude;
Siccome il sol che schiude
Dal pigro germe il fior;
Che lento poi sull’umili
Erbe morrà non colto,
Né sorgerà coi fulgidi
Color del lembo sciolto
Se fuso a lui nell’etere
Non tornerà quel mite
Lume, dator di vite,
E infaticato altor.
Noi T’imploriam! Ne’ languidi
Pensier dell’infelice
Scendi piacevol alito,
Aura consolatrice:
Scendi bufera ai tumidi
Pensier del violento;
Vi spira uno sgomento
Che insegni la pietà.
Per Te sollevi il povero
Al ciel, ch’è suo, le ciglia,
Volga i lamenti in giubilo,
Pensando a cui somiglia:
Cui fu donato in copia,
Doni con volto amico,
Con quel tacer pudico,
Che accetto il don ti fa.
Spira de’ nostri bamboli
Nell’ineffabil riso,
Spargi la casta porpora
Alle donzelle in viso;
Manda alle ascose vergini
Le pure gioie ascose;
Consacra delle spose
Il verecondo amor.
Tempra de’ baldi giovani
Il confidente ingegno;
Reggi il viril proposito
Ad infallibil segno;
Adorna la canizie
Di liete voglie sante;
Brilla nel guardo errante
Di chi sperando muor.

Parafrasi
Chiesa, madre dei Santi, immagine della città celeste, eterna conservatrice del sangue incorruttibile di Cristo, tu che da tanti secoli soffri, combatti e preghi e che per tutta la terra ti accampi vittoriosa, campo di coloro che sperano nella vita eterna, chiesa del Dio fattosi uomo, dov'eri mai? In quale posto ti eri rifugiata al tuo nascere, quando Cristo, condotto dai malvagi a morire sul Golgota, arrossò di sangue le zolle del Calvario, glorioso altare ove si compì il suo sacrificio? E quando il corpo divino di Cristo, uscito dalle tenebre della morte, emise il respiro possente di una nuova vita immortale; e quando, recando in mano il prezzo del riscatto, la sua sofferenza e la passione, salì dalla polvere di questa terra al Padre, dov'eri tu, che eri stata compagna della sua passione, consapevole della natura divina ed umana del Cristo, figlia immortale della sua vittoria? Desta, ma solo per temere, tranquilla solo nella dimenticanza, stavi tra le riposte mura del Cenacolo, fino a quel sacro giorno, in cui discese su di te lo Spirito rinnovatore ed accese nella tua mano la fiaccola della fede, perennemente risplendente, quando ti collocò in alto, come faro di luce dei popoli e diede alle tue labbra le parole fluenti della verità.
Come la rapida luce, ovunque si posi, suscita i vari colori sugli oggetti, così risuonò molteplice la voce dello Spirito Santo: l'Arabo, il Parto, il Siro l'udirono nella loro lingua. Pagano adoratore di idoli, sparso per qualsiasi lido, volgi lo sguardo a Gerusalemme, odi il messaggio divino: stanca del vile culto degli dei pagani, la terra torni a Dio.
E voi che date inizio ad una nuova età più felice, spose destate dall'improvviso sussultare del bambino che portate in grembo, o già prossime al travaglio del parto, non levate il vostro canto alla falsa Giunone: il figlio che cresce nel vostro grembo è figlio di Dio.
Perchè, baciando i figli, la schiava sospira ancora? Ed ammira con invidia il seno che nutre i figli liberi? Non sa che il Signore eleva con sé i miseri al regno dei Cieli? Che Egli pensò a tutti i figli di Eva durante la sua passione? I cieli annunciano una nuova libertà dalla schiavitù del male ed un'umanità rinnovata; nuove conquiste e gloria ottenuta con più belle prove, una nuova pace, incrollabile davanti ai terrori ed alle lusinghe infide, che il mondo schernisce, ma che non può togliere.
O Spirito! Supplichevoli dinanzi ai tuoi altari parati a festa, soli per selve inospitali, erranti per mari deserti, dalle Ande gelide al Libano, dall'Irlanda alla montagnosa Haiti, sparsi per il mondo, ma spiritualmente uniti per tua opera, noi ti imploriamo!
Benigno Spirito, discendi ancora propizio, sia ai tuoi fedeli, che a chi ti ignora: scendi e ridesta a nuova vita, rianima i cuori spenti nel dubbio ed il vincitore, lo Spirito Santo, sia divina ricompensa dei vinti.
Discendi come amore: mitiga l'ira e la superbia negli animi, dona quei pensieri che rimarranno inalterati anche nel giorno della morte: la tua virtù nutra benefica i tuoi doni; così come il sole, che fa schiudere dal lento germe un fiore, che, non raccolto, morirà sulle erbe basse e non crescerà con i risplendenti colori della corolla aperta, se, fuso con lui nell'aria, non tornerà il mite raggio del sole che dà vita ed infaticabile alimenta.
Noi ti imploriamo! Sugli abbattuti pensieri dell'infelice scendi come vento ristoratore, aria consolatrice, come bufera sui pensieri gonfi di superbia del violento: ispiragli uno sgomento che gli insegni la pietà.
Grazie a te il povero volga gli occhi al cielo che è suo, trasformi i lamenti in gioia, pensando a Cristo, cui somiglia, il quale volle essere povero; il ricco, a cui è stato donato con abbondanza, doni al povero con amicizia e con quel riserbo che rende gradito il dono.
Rivelati nel riso dei bambini, indescrivibile per purezza, spargi il casto rossore sul viso delle fanciulle, manda alle suore che vivono nascoste le segrete e pure gioie della contemplazione, consacra l'amore pudico delle spose. Modera l'indole troppo fiduciosa dei giovani sicuri di sé, dirigi i propositi dell'uomo maturo a fini che non possono fallire, adorna la vecchiaia di pii e santi desideri, brilla nello sguardo errante di chi muore, sperando nella salvezza eterna.