LETTURA
Lettura del profeta Isaia 60, 1-6
In quei giorni. Isaia disse: «Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, / la gloria del Signore brilla sopra di te. / Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, / nebbia fitta avvolge i popoli; / ma su di te risplende il Signore, / la sua gloria appare su di te. / Cammineranno le genti alla tua luce, / i re allo splendore del tuo sorgere. / Alza gli occhi intorno e guarda: / tutti costoro si sono radunati, vengono a te. / I tuoi figli vengono da lontano, / le tue figlie sono portate in braccio.
Allora guarderai e sarai raggiante, / palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, / perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te, / verrà a te la ricchezza delle genti. / Uno stuolo di cammelli ti invaderà, / dromedari di Madian e di Efa, / tutti verranno da Saba, portando oro e incenso / e proclamando le glorie del Signore».
Il testo di Isaia è un brano tratto dai suoi ultimi dieci capitoli
(56-66) in cui sono descritti il ritorno in Gerusalemme e la ricostituzione del
popolo, liberato dopo l'esilio di Babilonia (587-538 a.C.).
Gerusalemme qui è la grande città di Davide, luogo della presenza
del Signore, rifatta segno della protezione di Dio che ama il suo popolo. Di
fatto, Gerusalemme sarà finalmente irradiata dalla luce, ritroverà i suoi figli
e accoglierà una folla di stranieri (sono ricordato i luoghi pagani di
provenienza: Madian, Efa, Saba, Tarsis, Arabia, le isole. "Il re di Tarsis
e le isole offriranno doni, i re di Arabia e di Saba portano i loro
tributi" Salmo 72,10). Gli abitanti di Gerusalemme restano sempre stupiti
delle aurore e dei tramonti sulla città poiché, collocata sul monte Sion. Mentre
in basso con ritardo, in mattinata, si diradano nebbia e foschia, in cima
splende il sole e illumina il tempio. Questo effetto luminoso ha affascinato
anche i discepoli di Gesù e provoca ammirazione (Mt 24,1).
-
I tesori del mare provengono dall’ovest, con le navi fenicie o greche; le
ricchezze dell’oriente e d’Egitto giungono con le carovane attraverso i deserti
di Siria e del Sinai. Madian, Efa e Saba sono popoli dell’Arabia (cf.45,14;Gen
25,1-4).
-
Gli stuoli di cammelli e di dromedari erano stati l’incubo delle distruzioni.
Ora sono i segni della ricchezza e della speranza. Le allusioni ai tesori
dell’oriente e la prospettiva universalista di 60,6 hanno portato la liturgia
ad applicare questo testo al mistero dell’Epifania.
- "Viene la tua luce e la gloria del Signore splende su di
te". Gerusalemme è luce e gloria
poiché Dio è presente. Ma anche
Gesù sarà luce e gloria. Lo dirà Simeone quando Maria e Giuseppe porteranno
Gesù al tempio per la presentazione: "Ora lascia, o Signore, che il tuo
servo se ne vada in pace secondo la tua parola, poiché i miei occhi han visto
la tua salvezza che hai preparato davanti a tutti i popoli, luce per illuminare
le genti e gloria del tuo popolo Israele” (Lc 2,29-32). Insieme: Gerusalemme
e "il servo del Signore" Gesù
(Is 49,6) sono luce e luogo della rivelazione della gloria di Dio. Poi Gesù
dirà ai suoi discepoli, i credenti, nelle beatitudini: "Voi siete la
luce del mondo” (Mt 5,14) e
quindi “Risplenda la vostra luce davanti agli uomini perché vedano le vostre
opere buone e rendano gloria al vostro Padre nei cieli” (Mt 5,16).
EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo a Tito 2, 11 - 3, 2
Carissimo, è apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.
Questo devi insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità. Nessuno ti disprezzi!
Ricorda loro di essere sottomessi alle autorità che governano, di obbedire, di essere pronti per ogni opera buona; di non parlare male di nessuno, di evitare le liti, di essere mansueti, mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini. PdD
Paolo
scrive a Tito, un suo discepolo e collaboratore, un pagano convertito (1,4),
che accompagna Paolo all'assemblea (o concilio) di Gerusalemme (verso il 49) e
non è costretto a farsi circoncidere (Gal 2,1.3-5). Più tardi, Tito compie
missioni delicate a Corinto (2 Cor 12,18; 2,13; 7,6-7.13-16) e diventa delegato
di Paolo nella stessa città per la colletta a favore dei poveri di Gerusalemme
(2 Cor 8,6.16-24).
Il rapporto personale
tra Paolo e Tito fa da sfondo al programma di evangelizzazione delle comunità
giudeo-cristiane di Creta. Ciò presuppone che Paolo sia stato a Creta con Tito
e lo abbia poi lasciato sull'isola a completare ciò che non avevano potuto
finire, affidandogli, in particolare, il compito di stabilire i presbiteri
(sono gli anziani presenti nel mondo ebraico come responsabili delle sinagoghe)
che si costituiscono, via via, responsabili in ogni città, in modo da avere una
guida per ogni chiesa locale (1,5). Saranno poi, in una struttura solidificata,
i presbiteri saranno i sacerdoti cristiani, collaboratori degli “episcopi”.
Questa lettera è scritta probabilmente ad Efeso.
Il
corpo della lettera (1,5-3,11) illustra vari temi e problemi: le qualità
spirituali ed umane richieste ai vescovi e ai presbiteri (1,5-16), le direttive
al popolo di Dio per una vita autenticamente cristiana (2,1-3,11): vi comprende
anche un codice di vita familiare (2,2-10) e viene incontro alle esigenze delle
varie età e dei gruppi (anziani,
giovani, schiavi).
“E’ apparsa la grazia di Dio”.
Grazia significa tenerezza, amore, bontà di Dio. Ma c’è una novità che fa
sobbalzare il cuore. “La benevolenza del Signore è portata a tutti gli uomini”.
Non si parla di accoglienza ai buoni o a coloro che rispettano la legge.
Saremmo sempre nella prospettiva della legge di Mosè che spesso porta angoscia
e mette timore nel rapporto con il Signore, immaginando, in tal modo, di poter
non essere accetti o selezionati per la dannazione. Qui il dono è gratuito e
per tutti gli uomini.
Di
fronte a questo incontro si continua sempre a riprenderne le conseguenze morali
e le responsabilità quotidiane di rispetto della volontà di Dio; ma scopriamo
che il nostro ritrovo con il Signore non si gioca più sul timore, sull’angoscia
e sull’imprevedibilità. Si è spesso utilizzata la paura di Dio per incoraggiare
il buon comportamento, ma questo provoca difficoltà e addirittura abbandoni
della fede in un clima di disperazione.
La
grazia offre speranza e perdono. Gesù è sempre aperto all’accoglienza e ci
chiede coerenza e generosità. Ma non ci abbandona e, di fronte alle nostre
delusioni o tradimenti, egli è aperto al perdono per continuare ad offrirci la
benevolenza che ci riscatti e ci santifichi.
Le
raccomandazioni per una coerenza della Comunità cristiana spaziano dal rispetto
e dalla ubbidienza alle autorità civili al comportamento generoso, coraggioso,
coerente e soprattutto mite e non violento nel rapporto con le persone.
VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Matteo 2, 1-12
Lettura del Vangelo secondo Matteo 2, 1-12
In quel tempo. Nato il Signore Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, / non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: / da te infatti uscirà un capo / che sarà il pastore del mio popolo, Israele».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
ANNUNCIO DELLA PASQUA
Si annuncia alla vostra carità, fratelli e sorelle carissimi, che, permettendo la misericordia di Dio e del Signore nostro Gesù Cristo, il giorno 5 del mese di aprile celebreremo con gioia la Pasqua del Signore.
II Vangelo di Matteo sviluppa
due criteri particolari nei capitoli dell'infanzia.
- Si rifà alla Prima Alleanza (noi
parliamo, normalmente, dell’Antico Testamento) che sta molto a cuore
all'evangelista per poter dire che, in Gesù, si compiono le profezie (Is.
2,2-5; Is. 62,1-5): si parla, infatti, di popoli che vengono a Gerusalemme a
portare ricchezze (vedi 1^ lettura). Anche il testo su Betlemme che si trova
nel libro del profeta Michea (5,1): "E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei il più piccolo capoluogo di Giuda…” presenta una profezia di compimento poiché nel paese,
dove è nato Davide e vi è iniziata la sua gloria, si conclude l’attesa con
Gesù.
- Matteo si rifà anche al significato
di questo bambino: è Messia, è il Signore (Kurios), è il Cristo (senso
cristologico).
Tutto il testo, impostato tra il segno (la stella) e la Parola
(Scrittura), riporta all'equilibrio delicato tra l'elezione del popolo
d'Israele e la Missione, tra la scelta che Dio compie in un popolo (ebraico,
cristiano, i battezzati) e l'impegno di aprire a tutti la grazia di Dio per le
nazioni.
Il
racconto di Matteo è interessantissimo poiché vuole radunare alcune novità
importanti di Gesù.
1. Ci troviamo con delle persone lontane da Dio. Sono pagani e i pagani
vanno disprezzati e sottomessi. “Sal 79. “ “Signore, riversa
lo sdegno sulle genti e sui regni che non invocano il tuo nome”. Ma, in più, essi fanno un lavoro che li fa “mago”, un’attività severamente proibita e condannata dalla Bibbia. Sono comprensibili, quindi, lo sconcerto, la sorpresa della
comunità cristiana primitiva nel trovarsi di fronte a questa pagina di Matteo: i primi a riconoscere Gesù come Dio e Signore sono proprio dei
pagani, cioè persone lontane, escluse da Dio, ma che esercitano addirittura
un’attività totalmente condannata e maledetta.
Mago, al tempo dell’evangelista, è “ingannatore, condannatore”. Questo
sconcerto fa iniziare un’operazione di annacquamento per cui il termine “maghi”
diventa “Magi” e così non disturbano nessuno. La provenienza dei Magi è molto
generica: la regione di questi sapienti astrologi può essere pensata nella
Persia, a Babilonia o nell’Arabia del sud.
Ma anche leggendo il Vangelo di Luca la Comunità cristiana ha scoperto che i primi e gli unici a conoscere Gesù che nasce sono i pastori, i disprezzati lavoratori del gregge che, per il loro lavoro continuativo, non rispettano il sabato e quindi sono considerati al di fuori di ogni legge. I pastori, valutati degli asociali, non possono entrare nel tempio, e sono spesso accusati di ruberie e di violenze sulle persone. La Comunità cristiana deve imparare gli orizzonti infiniti della misericordia di Dio e le preferenze che il Signore sa fare. Nessuno è escluso.
Ma anche leggendo il Vangelo di Luca la Comunità cristiana ha scoperto che i primi e gli unici a conoscere Gesù che nasce sono i pastori, i disprezzati lavoratori del gregge che, per il loro lavoro continuativo, non rispettano il sabato e quindi sono considerati al di fuori di ogni legge. I pastori, valutati degli asociali, non possono entrare nel tempio, e sono spesso accusati di ruberie e di violenze sulle persone. La Comunità cristiana deve imparare gli orizzonti infiniti della misericordia di Dio e le preferenze che il Signore sa fare. Nessuno è escluso.
2. Si parla del valore del lavoro che va fatto con intelligenza e competenza e che
produce segni ed indicazioni sul significato della vita e nel nostro rapporto
con la speranza e su Dio. I Magi, dal loro lavoro di astrologi, hanno
ricuperato il senso di una presenza diversa. Così decidono che bisogna mettersi
in viaggio per cercarla, anche se occorre camminare con il naso all’insù per
guardare l’orientamento della stella e occorre procedere di notte.
3. A Gerusalemme la stella scompare e i magi si trovano disorientati. Non
possono che andare dall’autorità costituita. “Un re saprà dove può essere nato
il futuro re” pensano. Ma nessuno sa niente. Anzi Erode e il popolo della città
restano turbati e così come resteranno turbati a Gerusalemme quando Gesù
entrerà con la sua cavalcatura da re Messia, il giorno delle Palme (Mt 21,10).
Gerusalemme non è una città che accoglie il Messia, anzi è una città che lo scaccerà
fuori delle sue mura, uccidendolo. Ma a Gerusalemme c’è il tesoro del popolo:
la Scrittura.
4. Erode regnò dal 37 al 4 a.C. Il suo regno comprendeva la Giudea,
l’Idumea, la Samaria, la Galilea, la Perea e altre regioni dell’oriente. E Gesù
che nascerà qualche anno prima della morte di Erode ci fa rivedere la data di
nascita, da collocare, probabilmente verso il 6/7 a.C. La datazione dalla
nascita di Gesù è stata sbagliata di alcuni anni quando è stata fissata circa
nel secolo V/VI d.C.
5. Gli scribi, chiamati anche «dottori della Legge» (Lc 5,17; At 5,34) hanno
la funzione d’interpretare le Scritture e, in particolare, la Legge mosaica,
per ricavarne le regole di condotta della vita giudaica (cf.Esd 7,6.11; Sir
39,2). Questo compito dà loro prestigio e influenza presso il popolo. Sono
membri del gran sinedrio con i sommi sacerdoti e gli anziani. Essi sanno
indicare il posto poiché conoscono i profeti. La Parola del Signore chiaramente
aveva indicato Betlemme come il luogo da cui “uscirà un capo che sarà Pastore”(
Mi5,1-3).
6. Erode si fa descrivere tutto dai Magi: il tempo, il viaggio, le attese,
le loro speranze e i magi, con molta chiarezza e molta ingenuità, garantiscono
e promettono che al ritorno racconteranno.
7. Quando escono fuori da Gerusalemme, finalmente la stella, che ha
orientati i Magi, ricompare. Gerusalemme ha la Parola ma non sa capire il
presente ed il tempo. Il Signore allora suggerisce che per trovarlo sono
necessari i segni della propria quotidianità e del proprio lavoro e la Parola di
Dio. Presi da soli non si trova il Signore. E quindi, con “grandissima gioia”,
arrivano “alla casa” (nel frattempo Giuseppe e Maria hanno trovato un alloggio
decente e Gesù ormai deve avere più di un anno). E finalmente giungono poiché
sono determinati ed hanno utilizzato tutti gli strumenti a diposizione: il
lavoro e la Parola. Così aprono” i loro scrigni” per offrire tre doni, ricchezze
e profumi di Arabia (Ger 6,20; Ez 27,22). I Padri e gli scrittori biblici hanno
interpretato nei modi più diversi: e tuttavia vi hanno visto simboleggiata la
regalità (oro), la divinità (incenso) e la passione (mirra) di Cristo.
L’adorazione dei Magi compie gli oracoli messianici che annunciavano l’omaggio
delle nazioni al Dio d’Israele (cf.Nm 24,17;Is 49,23;60,5s;Sal 72,10-15).
Così questo testo riprende temi fondamentali: nessun popolo è escluso.
Ci sono segni e una Parola sufficienti per incontrare il Signore. Il Signore è
disarmato ed è un bambino che garantisce misericordia e accoglienza. Ma a
ciascuno vengono riconosciute responsabilità e impegni per vivere e cambiare il
mondo, rendendolo più umano e più luminoso.